Caro insegnante.
Caro tu, che ti sei scelto il lavoro più difficile.
Perché davvero credo che insegnare in una sistema scolastico istituito così come è nel nostro paese sia un mestiere difficile.
La difficoltà non è legata solo al trattamento economico vergognoso rispetto all’impegno e al servizio richiesto; e non sta nelle competenze da acquisire, nelle cose da sapere o da ricordare, nella macchinosa burocrazia di graduatorie, corsi e ricorsi… o almeno non solo.
La difficoltà di insegnare sta tutta nella persona che bisogna essere per farlo.
E mentre il bagaglio delle conoscenze si può ampliare, si può modificare nel tempo e trasformare facendo corsi e aggiornamenti… insomma, mentre quello che sai fare può essere migliorato in un modo chiaro e definito, su ciò che SEI il discorso si fa complesso.
Perché noi non siamo solo le nostre competenze, le belle e utili cose che abbiamo imparato all’università, le ultimissime novità pedagogiche del corso di aggiornamento che abbiamo fatto…
Ognuno di noi è la sua storia:
tu SEI il modo in cui ti parlava tua madre, i piedi di tuo nonno, la possibilità che hai avuto di sentirti amatə più o meno; sei gli incidenti che ti sono capitati, le malattie tue e degli altri, sei le tue passioni nascoste, le persone che hai incontrato e quelle che sono andate via, le bugie che racconti agli altri e soprattutto a te stessə, la paura che hai sotterrato o che ti sta sempre davanti e cieca ti guida…
Queste cose insieme a molte altre fanno quello che siamo.
E caro insegnante, tornando a te che insegni, quando sei lì davanti a quella piccola grande rappresentanza della specie umana in fase di sviluppo, lì, mentre parli e cerchi di dare loro qualcosa… beh, la prima cosa che dai loro ogni giorno è quello che tu SEI, con tutte le cose che ho elencato e anche di più.
Quello che TU SEI occupa uno spazio inimmaginabile in questa storia di fare l’insegnante.
Perché FARE l’insegnante non è possibile.
Insegnare ha a che fare esclusivamente con l’ESSERE.
Insegnare significa imprimere un segno.
E mi dispiace… ma di tutto quello che sai non resterà niente in chi ti è stato affidato, se non coinciderà con quello che TU SEI.
Quindi, caro insegnante, ti chiedo di considerare questi giorni come un’occasione per osservare che segno stai lasciando.
Per ogni alunnə che si siederà davanti a te per essere valutatə ed esaminatə, prima di fare domande a lui/lei, chiediti tu cosa hai lasciato, cosa SEI per lui/lei.
Caro insegnante prenditi la responsabilità del segno che hai lasciato.
Chiediti per quale tuo segno impresso quel tentativo iniziale di adulto che ti sta davanti si ricorderà o meno di te, vorrà custodire la tua persona nella sua memoria o desiderare che tu sparisca.
E sappi che tu hai la totale responsabilità di CHI SEI e di quale segno lasci.
Manuela Toto