Fare memoria

A cosa serve oggi celebrare ancora la giornata della memoria?

Davvero ricordare gli orrori del passato è un deterrente per non commettere mali peggiori nel presente e nel futuro?

Sono stata ad Auschwitz due volte. Ho percorso con un misto di incredulità, di amarezza, dolore e pietà le strade fangose della distesa di Birkenau e mi sono ritrovata a chiedermi non tanto “Perché?”, quanto “Per cosa?”.

Se ci chiediamo solo il “Perché” di certi sciagurati eventi, rischiamo di voler intervenire in modo speculativo su cause ormai non più modificabili. Intendiamoci: è necessario studiare come si sia arrivati a certe decisioni e violenze di massa, ma conoscere le cause non sempre propone una soluzione e il male spesso è molto più banale di quello che pensiamo.

Chiederci “Per cosa” è, invece, un intervento proattivo: mi costringe a concentrarmi su cosa posso fare io oggi riguardo quegli eventi, cosa posso agire nella mia vita quotidiana per costruire un mondo differente.

Questo vale non solo per la Shoà e per le tragedie che hanno segnato la storia dell’umanità, ma per tutti gli eventi dolorosi della nostra vita.

Dunque, per cosa? Guardando a certe ferite del passato, cosa posso fare oggi perché non si ripetano certi eventi, sia nella mia vita personale che nel mondo? Ognuno di noi può agire solo sulla propria esistenza. Ognuno di noi può influenzare nel bene e nel male l’esistenza altrui. Lo facciamo con i social, ma anche banalmente prendendo un caffè al bar o scambiando una parola con il nostro collega di lavoro.

Possiamo essere distributori di buio o di luce: a noi la scelta.

Sorvegliate la rabbia,

la guerriglia quotidiana di questi giorni.

Pattugliate il vostro cuore 

soprattutto quando i pensieri peggiori vagano indisturbati.

Pedinate l’idea che il problema sia qualcuno lì fuori,

inseguitela 

quando vuole guidare il reggimento delle vostre parole.

Piantonate sulla porta la ricerca del nemico, dell’errore, della colpa 

perché resti tutto confinato a pochi passi dalla ragionevolezza.

Presidiate gli occhi perché restino fessure libere, 

buone per piantarci il grano.

Vigilate senza sosta le vostre mani 

come chi maneggia un ordigno o custodisce un sottile cristallo.

Non dimenticate i piedi scalzi dei bambini… 

camminate con lo stesso tocco incerto sul cuore altrui.

Siate autorevoli con i vostri pensieri

non credete a tutto quello che vi dicono.

Siate docili con le vostre debolezze 

per accogliere con docilità la fragilità altrui.

Siate padri e madri dell’umanità intera 

e non solo di quelli nati per caso dal vostro lato.

L’odio è uno scherzo costoso degli abissi di certe storie.

Predilige l’ignoranza e il rumore, dimora dove manca il rifiuto categorico della stupidità del male.

Vegliate sull’odio.

Pure quando vi scappa 

rincorretelo 

e spiegategli la lezione della memoria.

Che torni piccolo.

Bambino anche lui.

Un odio innocente 

che non abbia la forza di cambiare di nuovo la storia.

Manuela Toto

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