“Ma io non posso restare come sono: per la mia famiglia sarebbe la fine, soprattutto per mia madre”.
Il desiderio di accontentare tutti per farsi amare, la mania di perfezione che nasconde il terrore di essere fallibili e dunque non amati se sbagliamo, la tentazione di volere ad ogni costo una vita impeccabile, dove esiste solo il dovere e il resto, persino le emozioni, sono considerate da bandire perché pericolose, quando l’unica pericolosità risiede nell’estrema durezza con cui troppo spesso trattiamo noi stessi.
E ancora, la descrizione minuziosa del processo attraverso il quale il femminile è stato privato della sua istintiva “bestialità” e ha creduto di poter scegliere un ordine e una logica che lo rende così vicino a quello che agli uomini va bene delle donne, e cioè che siamo solo controllate, accoglienti, premurose, dedite alla famiglia… e quando mostriamo altro diventiamo irragionevoli, esagerate e isteriche.
E infine il rapporto madre-figlia letto da Disney sotto una nuova precisa lente, che parla di aspettative che distruggono i figli e le relazioni, di sensi di colpa generazionali, di ansia da separazione (mi amerai lo stesso se sono diversa da come credi?), di ribellione e finalmente di un padre che senza essere un guerriero o un santone fa il suo lavoro… aiuta una figlia a separarsi da sua madre e la libera verso una vita propria, che non è né giusta né sbagliata, ma semplicemente un’altra.
Qualche giorno fa ho visto RED, l’ultimo film animato Disney.
Se ognuno imparasse a vivere in armonia con il proprio panda rosso, oggi avremmo molti, molti meno problemi.
Manuela Toto